Stella di mare by Piergiorgio Pulixi

Stella di mare by Piergiorgio Pulixi

autore:Piergiorgio Pulixi [Pulixi, Piergiorgio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2023-08-03T12:00:00+00:00


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Casa circondariale “E. Scalas” di Uta, Cagliari

Raul Pittau era teso. Non soltanto perché aveva saltato la cena. Era tutta la faccenda in sé a innervosirlo: la maggiore gentilezza degli agenti di guardia che erano venuti a prenderlo, il fatto che aveva dovuto attendere – ormai da più di due ore – in infermeria, sebbene fosse il ritratto della salute e non si fosse sottoposto a nessuna analisi negli ultimi tempi che potesse giustificare qualche brutta notizia legata a potenziali malattie. Inoltre, era come se il personale della Penitenziaria avesse cercato in tutti i modi di evitare qualsiasi tipo di contatto tra lui e gli altri detenuti, quasi che fosse un appestato. Tuttavia, nulla lasciava presupporre che avesse contratto qualche virus e quella dove si trovava non era nemmeno l’ala deputata alla quarantena, ma una semplicissima stanzetta spoglia dell’astanteria. Non gli avevano chiesto di indossare nemmeno una misera mascherina, quindi escludeva una motivazione sanitaria.

“Che cazzo vogliono, allora?” si disse, rimuginando e vagliando tutte le possibili ipotesi. “Se avessero voluto mettermi in vero isolamento, mi avrebbero sbattuto in qualche cella liscia o nella sezione dei Protetti.”

Quel pensiero gli fece ricordare il suo primo anno di detenzione, quando – dopo un breve soggiorno in un carcere del settentrione dell’isola – era stato trasferito a Uta, dove suo padre stava scontando l’ultimo anno di pena, proprio nella sezione dei Protetti, quella che ospitava i sex offenders, come li chiamavano le guardie più giovani o i malàrius, come invece li definivano i galeotti. Per fortuna non si erano mai incrociati, altrimenti Raul l’avrebbe pestato, poco ma sicuro: sarebbe stato costretto a farlo, perché in caso contrario gli altri “ospiti” non l’avrebbero accettato, rendendogli la vita là dentro un inferno.

Quando venne a prenderlo il dirigente della Penitenziaria in persona, comandante delle guardie dell’istituto, peraltro in abiti borghesi, Raul fece i conti con l’unica eventualità che aveva scartato a priori: era morto qualcuno della sua famiglia.

«Che succede, dottore?» gli domandò. «Si tratta di mia madre?»

«No. Il direttore vuole vederti, Pittau. Sarà lui a spiegarti. Andiamo.»

«L’hanno fatta tornare da casa, dev’essere qualcosa di grave…»

«Ti dirà tutto il direttore. È quello più informato.»

Scortato dal comandante e da due dei suoi uomini più fidati, il tragitto dall’infermeria all’ufficio del direttore Mariano Concas gli sembrò infinito.

«Volete per caso trasferirmi?» domandò ancora Raul, la voce intessuta di agitazione, mentre il dirigente bussava alla porta.

«No. Non si tratta di questo.»

Una volta entrati nello studio, Pittau si cristallizzò. Oltre al direttore, erano presenti un uomo e una donna che Raul riconobbe all’istante: la donna sui sessanta era la magistrata che l’aveva schiaffato in carcere insieme a una decina di parenti e amici stretti, la dottoressa Adele Mazzotta. L’uomo, invece, era un carabiniere napoletano tra i più odiati nel suo quartiere, visto che aveva arrestato mezzo Borgo Nuovo. Gli avevano incendiato per due volte l’auto, per fargli capire che la sua presenza non era gradita, ma lui aveva continuato imperterrito a buttare dentro le persone, quasi ci godesse.

«Prego, Pittau, si accomodi» lo invitò Concas.

Raul rimase immobile e scosse la testa.



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